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Patrizia Camassa

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Permessi per part-time verticale/misto superiore al 50%

L’Inps, l’Istituto nazionale di Previdenza sociale, ha emanato una nuova circolare sul riproporzionamento dei permessi per i lavoratori con part-time verticale o misto a seguito di alcune sentenze della Corte di Cassazione. Queste sentenze hanno stabilito che la durata dei permessi, nel caso in cui l’orario di lavoro sia superiore al 50% dell’orario del tempo pieno, non possa subire riduzioni. Pertanto, rimane valida la fruizione dei 3 giorni al mese.

Permessi per part-time verticale/misto fino al 50%

Rimangono valide le disposizioni attualmente vigenti, con il calcolo dei giorni di permesso secondo la formula indicata nella seguente Circolare Inps

Permessi per part-time orizzontale

Nessuna variazione per i permessi per i lavoratori con part-time orizzontale. Rimane la validità dei 3 giorni di permesso.

Adiconsum mette a disposizione un servizio GRATUITO di chat live, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico – Legge 388/2000 – ANNO 2020″

La chat ADICONSUM è attiva: dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 17.30 il venerdì dalle 9.30 alle 13 bit.ly/3tcVYqy

Uno stralcio del rapporto dell’Asl Bari, pubblicato dall’azienda sanitaria come di consueto il venerdì, sull’andamento della campagna vaccinale anti covid-19. Dall’analisi dei dati emerge che in quest’ultima settimana di rilevazione (2 aprile – 8 aprile), siamo passati da una media giornaliera di 3791 somministrazioni al giorno della scorsa settimana a 4042 di quest’ultima, una crescita del 6,6%.Siamo quasi al 20% del totale della popolazione residente nei 41 comuni dell’area metropolitana barese, che ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Ma se almeno un cittadino su 5 della Città Metropolitana di Bari è vaccinato con una dose, con due dosi invece siamo ad appena il 6,3% dell’intera popolazione residente, in crescita di appena lo 0,8% rispetto alla settimana scorsa.La fascia di età degli over 70 è stata vaccinata per un totale del 47% con prima dose, di cui quasi il 90% sono over 80. Con seconda dose però scendiamo al 17% sempre per l’intero target degli over 70, una fascia di popolazione colpita per oltre l’80% dalle conseguenze letali dell’infezione virale.Si nota una crescita delle vaccinazioni rispetto all’andamento settimanale di 4 settimane fa del 14,3%, da 24.747 alle 28.294.

Scarica e leggi il Report della ASL

9 aprile 2021 – “È giusto e legittimo discutere di riaperture in sicurezza delle attività economiche, come sollecitano alcune categorie, ma bisogna anche aprire un confronto tra il Governo e le parti sociali su come far ripartire l’occupazione e la crescita del Paese, come si affronta il tema delle diseguaglianze sociali che sono cresciute con la pandemia, come affrontare e risolvere le tante crisi aziendali aperte al Mise. La ripresa si guadagna con gli investimenti“.

Lo ha detto oggi il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra.

“Stiamo aspettando una convocazione del Presidente del Consiglio Draghi per confrontarci sugli obiettivi del Recovery Plan, che rappresenta una formidabile occasione per la ripartenza e modernizzazione del Paese sul terreno dell’innovazione e digitalizzazione, della sostenibilità e transizione ambientale, ecologica, industriale ed anche per le politiche di inclusione sociale , ha sottolineato il leader Cisl. “Le linee di indirizzo indicate ieri dal Premier del Piano di resilienza sono condivibili. Ma occorre discutere con il Governo su come monitorare insieme i progetti ed i tempi di realizzazione, valutare le ricadute sociali, garantire la trasparenza e la sicurezza. I posti di lavoro stabili si creano soprattutto con gli investimenti produttivi, chiamando le parti sociali a discutere di sviluppo, di politica industriale green, di riforme economiche, a partire dal fisco, che devono accompagnare questo necessario processo di ricostruzione del Paese. Dobbiamo concertare il cambiamento lavorando anche per una piena democrazia economica ed un sistema di relazioni industriali finalmente partecipativo. Ci aspettiamo dal Premier un segnale di attenzione sulle richieste del sindacato, per affrontare l’emergenza economica e sociale con lo stesso metodo coerente che ha contraddistinto gli accordi positivi sulla riforma della Pubblica Amministrazione ed i nuovi protocolli per la sicurezza e le vaccinazioni nei luoghi di lavoro”.

Dall’analisi dell’ultimo Report pubblicato dall’Asl Bari in data 2 aprile, con riferimento alla settimana di osservazione 26 marzo – 1° aprile 2021, si evince che risultavano vaccinati al 1° aprile 212.992 cittadini residenti nei 41 comuni della Città metropolitana di Bari, vale a dire il 17,3% dell’intera popolazione e se parliamo di seconda dose, siamo a 68.126 vaccinati ossia il 5,5%, sempre dell’intera popolazione metropolitana barese.

L’analisi delle fasce d’età interessate dalla campagna di vaccinazione a partire dagli over 80, registra su un totale di 79.964 over 80(dati Istat 2020) di  popolazione residente nei comuni dell’area metropolitana barese, una popolazione vaccinata pari a 69.893 ossia l’87% della fascia di popolazione interessata, che scende però al 57,6% se parliamo di over 80 con seconda dose di vaccino inoculato (46.101), quindi della popolazione più a rischio patogeno per contagio da Covid-19, siamo a poco più di una persona su due ad avere una sufficiente immunizzazione.

Se poi guardiamo alla fascia di età dei 70-79 anni, che dovrà, si spera, vedersi chiamata a ritmi sostenuti nei prossimi giorni, al 1° aprile su una popolazione totale di 118.369 residenti con età compresa tra i 70 e i 79 anni, chi ha ricevuto la prima dose non arriva all’8% (7,8%), mentre per la seconda dose siamo al 5,5%.

Nella settimana dal 26 marzo al 1° aprile, ricordiamo che sono stati somministrati in media 3.791 vaccini al giorno.

Per quanto concerne la popolazione residente nei singoli comuni dell’area metropolitana, nei comuni dove abbiamo almeno il 20% della popolazione vaccinata rispetto al totale della popolazione, sono solo Acquaviva delle Fonti (25,6%), Sammichele di Bari (23%), Poggiorsini (22,3%), Noci (20,7%), Putignano e Turi al 20%.

I comuni, invece, dove siamo a poco più del 10% della popolazione vaccinata rispetto al totale della popolazione residente, sono Altamura (11,1%), Casamassima (11%), Corato (10,8%), Ruvo (11,6%).

A Bari città siamo a poco meno di un cittadino su 5 ad essersi vaccinato almeno con la prima dose (18%).

“L’ultima settimana di rilevazione statistica sui dati della campagna vaccinale ci fanno capire pertanto dichiara Giuseppe Boccuzzi, Segretario generale della Cisl di Bari –  che, con questi ritmi di somministrazione, siamo ancora lontani dall’immaginare un avvicinamento al target del 70% della popolazione vaccinata e immunizzata, che potrebbe vedere per i cittadini, per la società e per l’economia intera metropolitana un ritorno ad una sufficiente normalità.

Le fasce di età a più a rischio, in primis gli over 80, ma a seguire gli over 70 e ancor di più i soggetti in condizioni di fragilità o di disabilità grave con relativi cargivers e conviventi, sono ancora fortemente interessati dal problema vaccinazione di primo e secondo richiamo.

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Scarica l’allegato e leggi il Comunicato Stampa

La garanzia per l’anno 2020, ai fini della tutela assistenziale e previdenziale, delle stesse giornate di lavoro svolte nel 2019; il bonus per gli stagionali dell’agricoltura e la sua compatibilità con il reddito di emergenza; l’estensione della Naspi ai dipendenti a tempo indeterminato di imprese cooperative e dei loro consorzi; tutele ai lavoratori agricoli nelle zone colpite da calamità naturali, eventi distruttivi, parassiti quali Xylella e cimice asiatica; riconoscimento di una Cassa Integrazione stabile anche per i pescatori vista la forte riduzione dell’attività di pesca.
Sono queste le principali istanze che le Segreterie Provinciali di Bari di Fai, Flai e Uila rivendicano attraverso la mobilitazione di una delegazione di lavoratori agricoli, in programma per sabato 10 aprile dinanzi alla Prefettura di Bari per chiedere a Governo e Parlamento di modificare il decreto Sostegni, eliminando le gravi discriminazioni perpetrate a danno di un milione di braccianti che sono stati, ancora una volta, esclusi dal diritto a qualsiasi ‘sostegno’, malgrado abbiano subito la perdita di migliaia di giornate di lavoro a causa dell’emergenza Covid.
“Per i lavoratori agricoli – esordiscono Fiore, Lepore e Buongiorno, Segretari Provinciali di Bari di Fai, Flai e Uila – più che Decreto Sostegni, si potrebbe chiamare Decreto all’iniquità, visto che è stato previsto un ristoro per tutte le categorie, finanche autonomi e professionisti iscritti agli ordini, ma non per il comparto bracciantile. E’ svilente per migliaia di persone che hanno profuso sforzi enormi facendo sacrifici immani a rischio anche della propria salute per assicurare l’approvvigionamento di derrate alimentari, vedersi escluse dalla fruizione delle indennità, al pari solo di qualche altra categoria. Un disequilibrio che fomenta discriminazioni e tensioni sociali.  
Sul tema dei voucher in agricoltura -continuano i Segretari Provinciali- è paradossale e strumentale l’atteggiamento di chiede di modificare l’attuale normativa, accampando la solita scusa che non ci sia abbastanza manodopera in campagna, al solo fine di creare le condizioni per un lavoro opaco, che favorisca nuove sacche di illegalità. I voucher già ci sono e garantiscono sufficiente flessibilità al settore.
La proposta di legare gli aiuti diretti comunitari al principio di rispetto delle norme che tutelano il diritto al lavoro, ha già trovato una larga condivisione anche al Ministero guidato da Patuanelli -concludono Fiore, Lepore e Buongiorno- ci aspettiamo che si faccia fronte comune anche in sede comunitaria. I tempi sono ormai maturi per affermare un lavoro agricolo etico e di qualità che pensi al benessere psico-fisico e sociale dei braccianti.”

“Sulla Puglia, dopo mesi difficili, nelle ultime settimane sembra essersi abbattuta una tempesta perfetta in cui la oggettiva carenza di vaccini si lega con una organizzazione farraginosa, improntata da quanto rileviamo sui territori, con le varie Asl pugliesi, mancanza di omogeneità di comportamento per non dire in tanti casi, anche di improvvisazione” Lo osserva il Segretario generale della Cisl Puglia, Antonio Castellucci. “Riscontriamo, attraverso le varie testimonianze, incertezza nelle scelte e negli originali tentativi di trovare strade autonome – spiega – in modo particolare nell’ultimo fine settimana con addirittura una campagna di comunicazione per vaccinare, alquanto imprecisa, discordante da territorio a territorio. Verosimilmente, di tutto ciò, il risultato delle operazioni di vaccinazione di questi giorni è quello che evidenziamo in queste ore: la Puglia è tra le maglie nere per somministrazioni di vaccini, mentre le terapie intensive si affollano sempre più, con circa l’attuale 42% dei posti letti disponibili e con la mancanza del personale sanitario specializzato”. Per la Cisl Puglia non è più possibile aspettare gli eventi, se la sanità pugliese ha bisogno di aiuti e sostegni, la Regione chieda subito un intervento del Governo, e che i piani di vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19 con le conseguenti indicazioni operative inoltrati puntualmente alle Asl pugliesi, siano rispettati senza interferenze di alcun genere. “Ci interessa poco in questo momento stabilire colpe e responsabilità, quanto trovare soluzioni e recuperare i ritardi organizzativi e strutturali per vaccinare più persone nel più breve tempo possibile – scrive Castellucci – in particolare per quanto riguarda le categorie dei più fragili e quelle delle persone più esposte del mondo produttivo che hanno consentito e consentono di tenere in piedi il sistema economico e sociale pugliese, facendo leva come sempre, sulle forze straordinarie di tanti operatori sanitari, che con grande fatica e sacrificio, continuano responsabilmente da un anno a reggere quotidianamente un fronte di vera e propria battaglia”. In Puglia, come da rilevazione dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali il 7 aprile erano state somministrate circa 674mila dosi di vaccino su 889mila circa consegnate (il 75,8% dei vaccini disponibili) collocandoci così al terz’ultimo posto. Forse non saremo i primi ma sicuramente non meritiamo come Puglia di essere tra gli ultimi.

Questo è quanto emerso dall’incontro odierno con le segreterie territoriali di Filcams, Fisascat Cisl Bari e Uiltucs, alle quali la società ha annunciato la propria intenzione di chiusura definitiva del negozio, già chiuso dallo scorso 23 marzo a causa delle prescrizioni da zona rossa in Puglia.
Abbiamo preso atto che le iniziali motivazioni di chiusura addotte dalla società andavano ben oltre la temporaneità delle restrizioni governative, in quanto il negozio di Bari, a dire della società, non ha riscontrato negli anni scorsi le aspettative di fatturato attese, anche alla luce della recente ristrutturazione del 2019, nell’ambito della quale erano state ridotte le superfici di vendita e lo stesso organico aveva subito una forte contrazione.
Riteniamo che Eataly debba percorrere ogni possibilità di soluzione tesa al mantenimento dell’investimento su Bari, anche valutando eventuali location alternative viste le difficoltà di rilancio del quartiere fieristico.
Bari resta una piazza importante che può offrire, fuori dall’emergenza pandemica, prospettive interessanti alle attività economiche come Eataly e non possiamo permetterci, a maggior ragione in questa fase, una decisione di chiusura definitiva che coinvolge 40 lavoratori ed altrettante famiglie del territorio, con il rischio di lacerare ulteriormente il nostro tessuto produttivo e sociale, già prostrato dagli effetti di questa crisi.
Ora coinvolgeremo tutte le istituzioni, in primis la task force regionale per l’occupazione e l’amministrazione comunale di Bari, al fine di individuare ogni possibile soluzione a questa ennesima vertenza occupazionale.

Roma, 6 aprile 2021 – “Quasi un milione di posti di lavoro in meno in un anno, un vero tsunami sociale. E ciò che rende la situazione ancora più drammatica è che la gran parte di chi ha perso il lavoro è finito tra gli inattivi, cresciuti di 717.000 unità negli ultimi dodici mesi, anziché mettersi a cercare una nuova occupazione (crescono “solo” di 21.000 unità  le persone in cerca di lavoro) perché le chance di trovarla appaiono scarsissime”.

Lo dichiara in una nota il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Quando chiediamo di prorogare la fine del blocco dei licenziamenti per tutti i datori di lavoro oltre la data del 30 giugno, superando le distinzioni previste dal Decreto Sostegni, di prolungare, in parallelo, la cassa integrazione covid, di estendere le indennità covid ad alcune categorie escluse, abbiamo in mente questo quadro. Non è possibile, a fronte di tale scenario, pensare di lasciare le persone senza questa rete di sicurezza almeno fino a quando sarà terminata la campagna vaccinale. La Cisl lo dice con fermezza e lo ripeterà domani in audizione davanti alle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Ma il dato impressionante degli inattivi attira anche l’attenzione una volta di più sull’esigenza di offrire, oltre che il sostegno economico, anche un supporto in termini di servizi per il lavoro: vanno rifinanziati in maniera adeguata i due strumenti oggi esistenti di politica attiva del lavoro: serve un piano straordinario sulla formazione che faccia perno, da una parte, sul Fondo nuove competenze, per aiutare le imprese a consolidare e rinnovare le professionalità interne, dall’altra, sull’assegno di ricollocazione, da dare in dotazione automatica ai lavoratori dal primo giorno di disoccupazione, in concomitanza con un allungamento di durata della Naspi per i lavoratori che rischiano di perdere  il lavoro nel corso del 2021. Sono misure da mettere in campo immediatamente, senza le quali l’Italia rischia di trovarsi paradossalmente impreparata a fronte di opportunità occupazionali che pure in questo periodo si aprono in alcuni settori ed ancor più quando l’emergenza sanitaria finirà ed arriveranno i progetti del Recovery Fund: dobbiamo sostenere ora i lavoratori dotandoli di un bagaglio di competenze consolidate, fortificate, diversificate. Tutele dai licenziamenti, sostegni al reddito, formazione e rilancio degli investimenti pubblici e privati: quattro priorità che devono camminare insieme”.