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Patrizia Camassa

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Celebriamo il VI Congresso della Cisl di Bari, – ha detto Boccuzzi – guardando in profondità i contesti delle due province dove operiamo, quella di Bari e nei 7 comuni della Bat, un tempo ex provincia di Bari. La lettura del territorio ci porta a dire che il locale mercato del lavoro presenta profonde ferite su cui il periodo Covid ha agito da sale. 50.000 disoccupati nella Città metropolitana di Bari, 20.000 nella Bat; tassi di occupazione molto bassi, 52% Bari, 42% Bat, che ci tengono anni luce indietro, anche di 20, 30 punti percentuali rispetto alle aree ricche del Paese, Bologna per esempio al 72%, territori dove poi questa terra esporta i propri figli, il migliore capitale umano. 

Giovani e donne, veri e propri martiri del mercato del lavoro, con tassi di occupazione anche di 10 punti inferiori rispetto alle medie provinciali, con uniche chanche di occupazione, siamo quasi al 70% nel terziario, nei servizi e nel commercio, di lavori a tempo determinato di brevissima durata e mini part time involontari. Le donne di queste due province scontano non solo una bassa occupazione ma anche un mercato del lavoro che mal si concilia con il territorio per cui una donna su 4 a due anni dalla nascita del primo figlio lascia il proprio posto di lavoro. La crescita del Pil o se vogliamo un rimbalzo rispetto al dato negativo del 2020 non ha portato benefici ma anzi sta facendo crescere a dismisura il fenomeno del lavoro povero che oggi riguarda un lavoratore su quattro ed uno su due se part time. E se non basta, la piaga della inattività, cioè persone che pur in età da lavoro non producono reddito da lavoro, sono il 30% del totale della popolazione nelle due aree, 335.000 nella provincia di Bari, 131.000 nella Bat. Tra questi inattivi la zona grigia e i giovani NEET, uno su 4, sono elementi sociali preoccupanti che non possono che rallegrare le mafie del territorio che stanno imperversando nell’economia e ancor peggio nel reclutamento di giovani senza prospettive di futuro. E paradossalmente con tanti disoccupati, un lavoro su tre offerto dalle imprese locali non trova candidati idonei in questo oceano di disoccupati e inattivi.”  

Le ricette della Cisl – spiega Boccuzzi – sono chiare: “per non rimanere ostaggi del lavoro povero, evitare la trappola del salario minimo ma sforzarsi con le imprese locali ad attivare una grande stagione territoriale di contrattazione decentrata, aziendale ma soprattutto territoriale, che possa includere non solo le aziende grandi ma soprattutto l’universo delle piccole imprese che sono il 90% del nostro territorio. Oggi solo il 10% dei lavoratori dei nostri territori è interessato da migliori condizioni economiche derivanti da contrattazioni integrative. 

Creare con le imprese e le agenzie educative del territorio, un grande piano per accrescere le competenze e le conoscenze di chi cerca lavoro e di chi è già occupato, ma oggi a rischi occupazione per gli ponenti processi di transizione di sistema che stanno trasformando il mercato del lavoro e delle competenze necessarie.  

Dare impulso alla crescita del territorio, attraverso un’azione di sistema che tenga insieme tutti gli stakeholder del territorio, per accelerare gli investimenti del PNRR, per far decollare una volta per tutte la Zez e di far partire il Contratto istituzionale di sviluppo sulla Bat, in un’ottica di legalità e di promozione di lavoro sicuro e dignitoso.  

Investimenti pubblici e investimenti privati, nuove imprese e nuovo lavoro, devono realizzarsi in breve tempo se non vogliamo correre il rischio di uno spopolamento ancora più grave di quello che stiamo vivendo nei due territori. Se la Bat è la provincia dove si nasce di meno, in venti anni ha perso il 39,5% delle nascite, nondimeno lo spopolamento sta colpendo la città metropolitana di Bari, con il capoluogo che in 15 anni a partire dal 2017 rischia di perdere qualcosa come 30.000 residenti e presenta un indice di vecchiaia, rapporto tra over 65 e under 14, tra i  più alti di Europa, siamo passati dal 121,5 del 2002 a 210,6 del 2021.  

Le implicazioni di questo declino hanno portato ad una vera e propria chiusura sociale per l’esercizio dei diritti fondamentali di cittadinanza.  

L’assenza di sanità territoriale, le liste di attesa ormai allo sbando e gli ospedali congestionati dai ricoveri Covid, hanno seriamente compromesso il diritto alla salute e alla cura che sta colpendo soprattutto la popolazione anziana, uno anziano su tre ha rinunciato a curarsi perché impossibilitato a ricorrere a visite a pagamento, come anche la metà della le famiglie a basso reddito dei nostri comuni. Nondimeno il disagio giovanile nella sua fase di apprendimento, fortemente compromessa da questi due anni di Covid e di scuola a singhiozzo che ha innescato una pericola spirale tra tassi di abbandono scolastico schizzati al 15%, nonostante gli obietti europei ci invitano ad un più gestibile 9%, e disagio psichico-relazionale degli adolescenti completante abbandonati a se stessi e vittime di un Paese che ha fatto di loro esecutori di circolari e di Dpcm ma privi di ogni attenzione di rigenerazione socio-educativa.”  

La Cisl di Bari porta così in campo le istanze e la fiducia dei suoi 74.327 iscritti nei 48 comuni nelle due province di Bari e Bat.  

“Grazie a  Giuseppe Boccuzzi – ha detto Luigi Sbarra Segretario Generale della Cisl- e tutta la comunità della Cisl di Bari per il lavoro svolto in questi tempi di dura crisi. L’impegno con cui, insieme alla struttura regionale, alle Federazioni e al sistema-Servizi, avete sostenuto i bisogni di migliaia di persone fa onore a tutta l’Organizzazione. Oggi più che mai abbiamo l’opportunità e il dovere di investire sul protagonismo del Mezzogiorno, il cui riscatto industriale, infrastrutturale, economico e sociale è l’opportunità più grande di sviluppo di cui dispone il Paese e l’Europa. 

Di fronte a noi abbiamo l’occasione irripetibile del Pnrr, 202 miliardi di cui il 36 per cento è affidato alle autorità locali, che però specialmente al Sud raramente possono contare sulle alte professionalità richieste per fare buona progettazione. Bisogna assicurare le dotazioni necessarie per assumere i tecnici che servono a trasformare le risorse in cantieri. Altrimenti le realtà deboli saranno proprio quelle che perderanno il treno del PNRR. Servono patti territoriali ben raccordati a una visione nazionale per promuovere legalità, rispetto dei tempi, buona qualità della spesa. Bari con le sue tante vocazioni sociali e produttive, con il suo importante tessuto industriale, agroalimentare, con le sue potenzialità turistiche, logistiche e commerciali, è un territorio emblematico della sfida a cui siamo tutti siamo chiamati. Una sfida nazionale ma anche comunitaria ed euromediterranea. Per coglierla ci sono passi imprescindibili da compiere. In primo luogo completare le tante infrastrutture strategiche a partire dall’alta capacità/alta velocità Napoli-Bari. E poi ci sono tante crisi aziendali da superare nella piena continuità produttiva e occupazionale. Dalla Bosh, alla Magneti Marelli, dalla Baritech alla Natuzzi, c’è in gioco il futuro di migliaia di famiglie e le prospettive di un sistema-Puglia che deve continuare ad essere un riferimento per il Sud e che ora richiede politiche industriali non solo difensive, ma capaci di assicurare ripartenza produttiva, reindustrializzazione, stabilita’ e sicurezza del lavoro. Un obiettivo che reclama  reti ben collegate ad una portualità aperta agli interscambi mediterranei, mediorientali e internazionali. E poi serve un potente investimento sui temi della formazione , politiche attive , competenze per dare stabilità e qualità al lavoro, maggiore sicurezza negli ambienti lavorativi . Bari e la Puglia sono le finestre d’Italia e d’Europa verso queste realtà, specialmente dopo il raddoppio del canale di Suez. Sviluppare queste possibilità vuol dire dare un prospettiva di crescita al nostro Paese e all’intera comunità europea, specialmente in tempi così difficili come questi, minacciati da tensioni internazionali, strozzature nelle catene del valore e crisi energetica”. 

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Giuseppe Boccuzzi, segretario provinciale della Cisl, quali sono gli indicatori più preoccupanti per Bari e Bat? 

«Facciamo i conti con i numeri della vergogna: 50mila disoccupati nella città metropolitana di Bari e 20mila nella Bat. Nell’area delle nostre due province si registra il 30 per cento di occupazione in meno rispetto ad altre aree più avanzate d’Italia. Le donne che non lavorano in provincia di Bari sono 24mila, tante quante in tutto il Friuli e l’Umbria messe insieme. Una madre su quattro a Bari e Bat è costretta a lasciare il lavoro a due anni dall’assunzione perché altrimenti non saprebbe a chi affidare i figli. Uno su quattro dei nostri giovani è un Neet, non lavora, non lo ricerca e non studia perché scoraggiato da un sistema che lo esclude. Dunque abbiamo un 30 per cento della nostra popolazione che non produce reddito. La Bat è all’ultimo posto per Pil pro-capite».  

Eppure nell’immaginario c’è la percezione che a Bari e nella Bat sia più facile che altrove in Puglia trovare lavoro o no? 

«Sì c’è lavoro, ma il paradosso è che in questo oceano di inattivi e disoccupati un’offerta lavorativa su tre da parte delle imprese locali non trova candidati. Il lavoro manuale non attrae e le competenze in questo senso sono basse e poco qualificate». 

Lavoro povero che si somma a denatalità e spopolamento. Il congresso traccia scenari?  

«Dal nostro congresso emerge per la prima volta un quadro chiaro non solo dell’inverno demografico ma anche industriale. Nei prossimi quarant’anni, nelle nostre due province il rapporto giovani-anziani sarà di uno su quattro. Fra il 2020 e il 2040 la riduzione di popolazione rischia di compromettere il Pil che potrebbe calare addirittura del 18,6% cioè di un quinto del valore attuale».  

Come si esce da questo “inverno” e “inferno”? 

«Con un patto sociale per il lavoro che favorisca contrattazione decentrata territoriale contro la povertà salariale e con un piano delle competenze che risponda ai fabbisogni innovativi delle imprese. Solo così aumentiamo l’occupabilità della forza lavoro. La povertà del lavoro si combatte mettendo in campo un grande piano sulle competenze, la formazione e le politiche attive» 

Intensa e ricca di temi la prima delle due giornate di congresso dell’Unione sindacale territoriale Cisl Bari, che si è svolta a Bari. “Inverno demografico, chiusura sociale, lavoro povero. Crescita e innovazione per le nostre comunità”: è il titolo che la Cisl Bari ha scelto per celebrare il sesto congresso che ha coinvolto oltre 200 delegati, numerosi ospiti e autorità e che ha avuto il suo momento con la relazione del segretario uscente Giuseppe Boccuzzi.
“Celebriamo il VI Congresso della Cisl di Bari, – ha detto Boccuzzi – guardando in profondità i contesti delle due province dove operiamo, quella di Bari e nei 7 comuni della Bat, un tempo ex provincia di Bari. La lettura del territorio ci porta a dire che il locale mercato del lavoro presenta profonde ferite su cui il periodo Covid ha agito da sale. 50.000 disoccupati nella Città metropolitana di Bari, 20.000 nella Bat; tassi di occupazione molto bassi, 52% Bari, 42% Bat, che ci tengono anni luce indietro, anche di 20, 30 punti percentuali rispetto alle aree ricche del Paese, Bologna per esempio al 72%, territori dove poi questa terra esporta i propri figli, il migliore capitale umano…continua a leggere Scarica il PDF e leggi la Relazione integrale

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Sarà Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, a concludere i lavori della prima delle due giornate di congresso dell’Unione sindacale territoriale Cisl Bari in programma a partire da martedì 15 febbraio ore 09:00 al Nicolaus Hotel.

Mercoledì 16 febbraio, sempre al Nicolaus Hotel, l’intervento del segretario regionale Antonio Castellucci e le conclusioni del segretario nazionale confederale Andrea Cuccello.

“Inverno demografico, chiusura sociale, lavoro povero. Crescita e innovazione per le nostre comunità: è il titolo che la Cisl Bari ha scelto per celebrare  il sesto congresso che coinvolgerà più di 200 delegati, numerosi ospiti e autorità  e che martedì 15 avrà come momento centrale la relazione del segretario uscente Giuseppe Boccuzzi.

Subito dopo, un momento di approfondimento affidato al demografo dell’Università di Calabria, Pietro Iaquinta (analizzerà l’impatto dell’inverno demografico su società e lavoro nei nostri territori), all’analista sociale e presidente di Radici Future edizioni, Leonardo Palmisano (parlerà delle derive del lavoro povero), e a monsignor Luigi Renna, presidente della Commissione CEI problemi sociali lavoro giustizia e pace, vescovo di Cerignola, in procinto di assumere la guida dell’arcidiocesi di Catania (si soffermerà sulla chiusura sociale e le periferie esistenziali). Il confronto sarà moderato dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Gianluigi De Vito.

L’assise congressuale, come contributo al rilancio dell’attività culturale pugliese nel post pandemia, sarà intervallata da interventi musicali dal vivo del trio Diamond Sister, gruppo di voci femminili specializzato nel canto armonizzato.  

I lavori congressuali di mercoledì 16 febbraio si concluderanno con la proclamazione degli eletti al Consiglio generale territoriale, che a sua volta eleggerà il segretario territoriale e i membri di segreteria per i prossimi quattro anni.

Uff. Stampa Patrizia Camassa 339.6462381