Giuseppe Boccuzzi, segretario provinciale della Cisl, quali sono gli indicatori più preoccupanti per Bari e Bat?
«Facciamo i conti con i numeri della vergogna: 50mila disoccupati nella città metropolitana di Bari e 20mila nella Bat. Nell’area delle nostre due province si registra il 30 per cento di occupazione in meno rispetto ad altre aree più avanzate d’Italia. Le donne che non lavorano in provincia di Bari sono 24mila, tante quante in tutto il Friuli e l’Umbria messe insieme. Una madre su quattro a Bari e Bat è costretta a lasciare il lavoro a due anni dall’assunzione perché altrimenti non saprebbe a chi affidare i figli. Uno su quattro dei nostri giovani è un Neet, non lavora, non lo ricerca e non studia perché scoraggiato da un sistema che lo esclude. Dunque abbiamo un 30 per cento della nostra popolazione che non produce reddito. La Bat è all’ultimo posto per Pil pro-capite».
Eppure nell’immaginario c’è la percezione che a Bari e nella Bat sia più facile che altrove in Puglia trovare lavoro o no?
«Sì c’è lavoro, ma il paradosso è che in questo oceano di inattivi e disoccupati un’offerta lavorativa su tre da parte delle imprese locali non trova candidati. Il lavoro manuale non attrae e le competenze in questo senso sono basse e poco qualificate».
Lavoro povero che si somma a denatalità e spopolamento. Il congresso traccia scenari?
«Dal nostro congresso emerge per la prima volta un quadro chiaro non solo dell’inverno demografico ma anche industriale. Nei prossimi quarant’anni, nelle nostre due province il rapporto giovani-anziani sarà di uno su quattro. Fra il 2020 e il 2040 la riduzione di popolazione rischia di compromettere il Pil che potrebbe calare addirittura del 18,6% cioè di un quinto del valore attuale».
Come si esce da questo “inverno” e “inferno”?
«Con un patto sociale per il lavoro che favorisca contrattazione decentrata territoriale contro la povertà salariale e con un piano delle competenze che risponda ai fabbisogni innovativi delle imprese. Solo così aumentiamo l’occupabilità della forza lavoro. La povertà del lavoro si combatte mettendo in campo un grande piano sulle competenze, la formazione e le politiche attive»
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